Sono di ritorno dall’India. Kerala, per la precisione, nella parte sud ovest della penisola.
Non ho visto “la vera India”, per la verità, ma sono rimasta tutto il tempo ( 12 giorni) al Manaltheeram Ayurveda Beach Village, che ora mi piacerebbe presentarvi.
Ci sono tornata per la seconda volta (solitamente non torno mai negli stessi posti), perchè, secondo me, merita davvero.
E’ un resort costituito da tanti piccoli bungalow, immersi nella vegetazione lussureggiante, con vista sull’oceano. A pochi passi, la spiaggia infinita con le onde dell’oceano che si infrangono a riva fragorose.
Tutto è curato nei minimi dettagli. Le piante (alberi, fiori, piante medicinali) sono contrassegnate da cartellini scritti a mano che descrivono la varietà e la specie; ogni bungalow (arredato in maniera spartana, ma confortevole) ha il suo spazio privato all’aperto, alcuni con giardinetto e amaca, altri con portico e tante piante intorno; il personale (gentilissimo) si dedica costantemente alla cura del verde e degli spazi comuni; la spiaggia è pulitissima, attrezzata con lettini in legno in tipico stile orientale, resi più confortevoli da materassino e asciugamano, che viene cambiato anche due volte al giorno.
Ma quello che è speciale in questo posto è la clinica ayurvedica, dove uno staff di medici e terapisti esperti assicura le cure più adatte ad ogni tipo di problema fisico o, più semplicemente, le cure destinate a purificare il corpo (esiste il programma “purification”) per eliminare tutte le tossine accumulate.
Ogni giorno, dopo la visita con il medico che si accerta che le cure siano appropriate, calibrandole di volta in volta se necessario, e che misura la pressione e il battito cardiaco, si viene sottoposti a due ore di trattamenti fantastici, che ricomprendono ogni tipo di massaggio, del corpo e del viso, a quattro mani, con i piedi, con le spugne, utilizzando oli e burri medicamentosi, realizzati con le piante officinali.
A integrare le cure, meditazione e yoga. Non sono obbligatori, ma consigliati come parte integrante della medicina ayurvedica.
Io, che pratico meditazione e yoga anche a casa, certo non mi sono sottratta e mi sono goduta queste sessioni con i maestri indiani sotto le palme con vista sull’oceano. Il mio maestro preferito, Abhi: giovanissimo, sorridente, gentile, attento nel correggere le posizioni e aiutare a mantenerle, migliorandosi.
E poi la cucina. Ajurvedica, a base di frutta e verdura e riso. Che noia, si potrà pensare. E, invece, c’era una tale varietà di piatti, tutti buonissimi, da non mangiare quasi mai la stessa cosa nel corso dell’intera vacanza.
Insomma, un posto dove ci si rigenera nel corpo e nello spirito, che mi sento vivamente di consigliare.
Questi erano i miei bungalow, rispettivamente, del primo e del secondo anno. In alcune piante si possono notare i cartelli che ne indicano varietà e specie.
Il ristorante, visto dalla spiaggia, perfettamente mimetizzato tra le piante, e all’interno del resort. Nell’ultima immagine, una parte (piccolissima) del buffet: le pietanze erano contenute in queste pentole di terracotta e mantenute calde dai fornelletti sottostanti.
Le mie colazioni con vista sull’oceano….Che nostalgia!!!!!
Questa è la pedana in cui facevo yoga e meditazione. E la vista mozzafiato.
La spiaggia attrezzata con i lettini.
E poi, l’infinito…
Questi bambini mi hanno chiesto una foto, dicendomi che facevano parte di una squadra di calcio, “una vera squadra di calcio”, hanno tenuto a precisare.
E poi, i pescatori. Una vita grama. Tantissima fatica per tirare le reti buttate al largo (almeno 1 ora per portarle a riva), per poi raccogliere un mucchietto di pesci.
Ed, infine, ecco un esempio di architettura indiana.
Nella prima foto, l’impalcatura montata per la costruzione di un tempio: è impressionante, sembra che con un soffio possa cadere.
Nella seconda foto, invece, il sistema di travature in legno che sorregge il tetto della clinica ajurvedica. Si sviluppa per una ventina di metri di altezza. Ne ero affascinata, questa sì, una vera opera di ingegneria.